Non guardarmi: non ti sento. La comunicazione tra uomo e cane

Non guardarmi: non ti sento. La comunicazione tra uomo e cane

Non guardarmi: non ti sento. La comunicazione tra uomo e cane

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Avremmo non poche difficoltà se trovandoci a Londra volessimo comunicare con un londinese senza conoscere la lingua inglese e senza conoscere gli usi e i costumi locali. Dovremmo essere degli acuti osservatori per cogliere, a seconda delle posture del corpo, delle espressioni del viso, dei toni, timbri e volume della voce dell’ interlocutore, il corretto significato di quella comunicazione.  Naturalmente le gaffe sarebbero all’ordine del giorno, ma con costanza e voglia di imparare prima o poi, attraverso vari tentativi inizieremo a intuire il significato delle parole ed espressioni più frequentemente sentite.

Lo stesso avviene al cane quando interagisce con la maggior parte degli uomini. Gli umani partono sempre da loro quando si relazioniamo con un cane (antropomorfismo). Non si chiedono “vediamo un po’ chi ho davanti”, ma come comunicherà? . Il motivo principale per cui questo accade è che noi umani, a causa di fattori culturali, siamo quasi sempre attenti al solo contenuto verbale della nostra comunicazione (comunicazione verbale) e siamo convinti a torto che il cane concentri anch’esso la propria attenzione soprattutto sulle parole che pronunciamo. I cani invece comunicano attraverso i vocalizzi, abbai, il movimento, l’olfatto, le posture del corpo, le espressioni facciali, il contatto e i segnali di calma (comunicazione non verbale). Per loro conta molto di più quello che facciamo piuttosto che quello che diciamo!

Pensate a che sforzo sottoponiamo i nostri cani quando devono decifrare una nostra richiesta e a come li confondiamo facendogli emettere comportamenti inappropriati. Il cane, acuto osservatore in quanto maestro della comunicazione non verbale ci studia attentamente e coglie ogni nostro variazione di umore e di stati d’animo. Lo fa osservando ogni cambiamento impercettibile del nostro volto, della voce (tono, il timbro e il volume), del corpo e delle sue posizioni nello spazio. Insomma rappresentiamo un libro aperto per il cane che fin da cucciolo impara a leggerci e capirci e quindi a reagire di conseguenza.  Il linguaggio non verbale rappresenta per il cane la più importante forma di comunicazione sincera e reale.  Se la voce è gentile ma il nostro volto esprime rabbia, il cane non si avvicinerà a noi e se sarà costretto a farlo mostrerà fino in fondo il suo disagio.

Ci deve essere la consapevolezza che non può esistere una relazione tra uomo e cane senza una chiara comunicazione, che permetta da un lato di decodificare in maniera univoca gli atteggiamenti fisici del cane associandoli ai suoi stati d’animo, e dall’altro di esplicitare come il cane legge le nostre posture e mimiche del volto, il nostro movimento, come percepisce la nostra voce etc.

A volte si pensa che un cane che “non ascolta” sia dominante, disobbediente, un testone. In realtà quasi sempre quello che succede è che semplicemente non comprende.

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